venerdì 1 febbraio 2008

Cavie umane


Rai.tv - C'era una volta - Cavie umane

“Allo stato attuale delle conoscenze, la sperimentazione col volontario sano è una tappa obbligata e ineliminabile per la creazione di un nuovo farmaco”.

Così si è espresso a scanso di equivoci in un recente intervento su Tempo Medico il bioetico Maurizio Mori, membro della consulta di bioetica.

Del resto, oggi, progettare farmaci è sempre più complicato ma un punto rimane fermo: per dire se un farmaco veramente funziona bisogna somministrarlo a un malato. E le aziende devono radunare un quantitativo considerevole di individui e convincerli a inghiottire un rimedio non certificato e dagli effetti collaterali incerti.

Il trial, poi, come illustra più diffusamente un altro articolo contempla tre fasi, di cui la prima testata su qualche dozzina di soggetti sani. E se negli anni ’80 un nuovo farmaco veniva testato su 1300 volontari per un totale di 30 trial. A metà degli anni novanta si era già saliti a 4200 soggetti e 68 trial. Se un tempo, perciò, si prendevano in considerazione farmaci che portavano il tasso di mortalità per malattie cardiovascolari dal 20 al 15%, oggi si parla di sostanze che portano il tasso di mortalità dal 6 al 5%. E un effetto così impercettibile richiede molti pazienti.

Detto questo è necessario stabilire dei criteri etici per il reclutamento di volontari.
La china che sta prendendo la situazione infatti non è delle migliori, con una preoccupante gara al reclutamento della “cavia” più a buon mercato. Due i trend in questo settore. Stati Uniti e Gran Bretagna, i paesi in cui si concentrano i due terzi dei profitti farmaceutici mondiali, si rivolgono a paesi in via di sviluppo, l’India su tutti.

Le cavie per i laboratori europei sono invece reclutate nei paesi periferici dell’Est europeo. Zone economicamente depresse dove il rimborso ottenuto per la sperimentazione è molto agognato.
Un esempio è quello della Pfizer International Ltd, multinazionale americana, la sua partner nigeriana e altri soggetti non meglio precisati che sperimentarono materialmente sui bimbi africani il Trovan, con la scusa di aiuti umanitari durante una epidemia di meningite infantile, provocando drammatiche conseguenze.

Le case farmaceutiche nella loro corsa al mercato non hanno nessuna etica necessaria per valutare l’efficacia di un farmaco, e gli animali torturati a cosa servono?

http://www.dica33.it/argomenti/farmacologia/farmaci/farmaci9.asp

6 commenti:

Anonimo ha detto...

E' sconvolgente di come le case Framaceutiche abbiano come priorità solo i grandissimi guadagni!
Agiscono senza nessuna etica, ignorando le necessarie autorizzazioni, e aprofittando della disperazione dei più deboli.
Si evince dalle loro metotologie che la vivisezione è inutile a qualsiasi scopo scientifico, allora a chi serve?

Anonimo ha detto...

Ancora una volta si conferma il fatto che la vivisezione non serve per testare se un farmaco sia o meno dannoso per l'essere umano... la vivisezione serve solo alle case farmaceutiche per difendersi legalmente. In caso di denunce per dannosità del farmaco loro mostrano i test che provano che tale farmaco era totalmente innocuo sull'animale di turno (scimmia, topo, ratto, coniglio, cane, gatto, ecc).
Ancora una volta, con la favola degli aiuti umanitari, i potenti paesi occidentali, testano i loro farmaci su persone dei paesi più poveri, perchè sanno benissimo che le autorità di questi stati non faranno mai una denuncia contro paesi con cui hanno un enorme debito.
Ancora una volta si conferma il fatto che l'unica religione veramente praticata dall'essere umano è quella verso il Dio Denaro. L'unica cosa che conta in questo nostro mondo "civile" o "civilizzato" è il profitto, quindi anche le ditte farmaceutiche si sono piegate a venerare il nuovo Dio. Ogni farmaco sfornato non curerà meglio una vecchia malattia e non servirà nemmeno per curare una nuova malattia, però sarà di ottimo beneficio per il conto in banca della ditta farmaceutica produttrice.
Allora non sarebbe meglio smettere di acquistarli?

Anonimo ha detto...

Tutti noi siamo cavie. L'elenco dei farmaci passati indenni dalla sperimentazione animale ed immessi in commercio hanno provocato effetti teratogeni a distanza, effetti che si sono dimostrati solo clinicamente (ossia su pazienti umani)a posteriori.
Taratogenicità e cancerogenicità sono parenti stretti ed il numero di tali farmaci è imponente.
Tratto da Vivisezione o scienza di Pietro Croce

Anonimo ha detto...

Il numero di sostenze teratogene per l'uomo è imponenete:
anestetici locali e generali che agiscono sul feto, non solo attraverso la madre, ma anche attraverso il seme maschile; ormoni;analgesici; antimalarici;anticoagulanti;anticonvulsivanti;anticancerosi; antibiotici.
Per tutti questi farmaci l'azione teratogena è stata scoperta clinicamente A DANNO AVVENUTO sull'uomo.
Da Vivisezione o scienza di Pietro Croce

Anonimo ha detto...

Spesso non si hanno notizie di effetti indesiderati, nocivi o mortali di farmaci in sperimentazione proprio perché questa ormai avviene in gran parte come gara al reclutamento della cavia più a buon mercato, secondo la procedura dell’appalto in zone lontane dai Paesi di origine delle industrie farmaceutiche, dove ci sono legislazioni più permissive e anche un gran numero di persone indigenti. Ma anche in Italia studenti ed extracomunitari bisognosi di guadagni extra si prestano come cavie umane. Tutto ciò è perfettamente legale, anche se con una condizione: tra un trial (= una sperimentazione) e l’altro devono trascorrere almeno sei mesi.

Anonimo ha detto...

Spesso i risultati della vivisezione sono tenuti talmente in considerazione che esperimenti sugli animali e sugli uomini procedono contemporaneamente, con il solo scopo di risparmiare tempo (che è denaro!) e avere tutte le carte “in regola” per la messa sul mercato del farmaco, se non si registrano casi eclatanti di effetti collaterali dannosi.
Sono persone morte o sopravvissute a permettere di includere un farmaco nella ‘’lista buona’’ o nella ‘’lista cattiva’’.